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1955-1975

Vent’anni gloriosi

Il “ventennio” dei grandi successi

Può essere così chiamato questo splendido periodo nella storia del calcio vicentino, caratterizzato da 20 stagioni consecutive nella massima serie.

In questo periodo giocano a Vicenza atleti ormai entrati nell’immaginario collettivo degli sportivi berici, giocatori come Giulio Savoini (detentore del primato di presenze in biancorosso con 317 gettoni, raccolti dal 1953 al 1966), Sergio Campana, Luigi Menti, Mario David (primo biancorosso ad entrare in Nazionale), Giorgio De Marchi, il portiere Franco Luison, senza dimenticare il “mitico” Luis Vinicio capace di infiammare la platea del “Menti”, tanto per citare i più presenti. Vestiranno la maglia berica per qualche stagione anche giocatori come Giorgio Puia (successivamente al Torino nonché in Nazionale), Sidney Cunha Cinesinho (regista sudamericano di gran pregio), Nevio Scala e Giuseppe Damiani (destinati a far carriera con le grandi squadre).

La presidenza è contraddistinta da nomi di prestigio, a cominciare dal dott. Rodolfo Gavazzi (primo presidente dopo la fusione), passando poi per il dott. Fedele Lampertico, l’ing. Piero Maltauro, il senatore dott. Delio Giacometti e per finire con il dott. Giuseppe Farina, vero “deus ex machina” del calcio vicentino tra il 1968 e il 1980.

In panchina si distinguono Roberto Lerici (vincitore del “Seminatore d’oro” nel 1961), Manlio Scopigno (scudettato con il Cagliari) ed Ettore Puricelli, senza dimenticare l’opera di Umberto Menti, sempre presente nello staff tecnico della società e pronto a soccorrere la squadra nei momenti difficili.

Il Vicenza inizia bene la sua attività in serie A, salvandosi sempre senza problemi, ma è con l’arrivo di Vinicio che la squadra si guadagna l’appellativo di “Provinciale di Lusso”, ottenendo due sesti posti nelle stagioni 1963-64 e 1965-66 (quest’ultima con il brasiliano capocannoniere), mettendo paura alle grandi. Com’è sempre nelle belle storie anche il Vicenza deve poi ritornare alla realtà del grande calcio, infatti negli anni settanta la permanenza in serie A sarà sempre più faticosa e figlia della combattività del team biancorosso.

Si entra ormai nel calcio professionistico a tutti gli effetti e l’escalation finanziaria assume ritmi vertiginosi, con le leggi del mercato che predominano sulla passione; perciò non è più sufficiente il sano attaccamento ai colori della maglia, lo strapotere economico delle grandi città comincia a delinearsi nel mondo del pallone. Dunque le cosiddette società “di provincia” devono sempre più fare i conti col bilancio, le cui entrate principali sono rappresentate dalla vendita dei giocatori più talentuosi.

Da segnalare come nota di cronaca l’introduzione da parte della Federazione della possibilità di effettuare i cambi a partita in corso, tutto ciò a partire dalla stagione 1968-69. La F.I.G.C. dispone che si possa cambiare un giocatore e il portiere, mentre in panchina oltre all’allenatore, al dirigente accompagnatore, al medico sociale e al massaggiatore ci possono andare più giocatori, i quali a sostituzioni terminate devono tornare negli spogliatoi, anche se la partita non è finita.