Daniel Cappelletti ha risposto in videoconferenza alle domande dei giornalisti.
“Differenze rispetto alla C? E’ un campionato dove il livello delle squadre è decisamente più alto, è molto bello e stimolante perché si può perdere o vincere con chiunque. Sicuramente rispetto all’anno scorso dove eravamo superiori alla media delle squadre, quest’anno, nonostante abbiamo sempre dimostrato di giocare alla pari, per vincere non basta la giocata del singolo ma serve lo stare sempre in partita e fare una partita di squadra, concentrati e senza commettere errori per tutti i novanta minuti, altrimenti si paga dazio al minimo errore.
Pescara? Nell’ultimo periodo stiamo dimostrando di essere in crescita, stiamo bene e abbiamo acquisito una consapevolezza diversa di quelle che sono le nostre qualità e di come dobbiamo giocare le partite per avere maggiore probabilità di vincere. Abbiamo capito che giocando palla a terra, con pochi tocchi e senza inventare cose difficili, siamo veramente forti. Ci alleniamo sempre ad altissima intensità e penso che questa sia la qualità migliore che mettiamo poi in campo. Spero che in queste ultime otto partite riusciremo a migliorare ancora.
Il tifoso può sognare? Credo che sognare non costi nulla e penso che dia sempre una motivazione in più nel fare le cose, aiutando a farle meglio, quindi prima ancora del tifoso dovremmo essere noi a sognare qualcosa in più della semplice salvezza. Ora siamo in una posizione che ci permette di prepararci alle gare in maniera più tranquilla. L’obiettivo di fare qualcosa in più rispetto alla salvezza è visibile ma bisogna fare un grandissimo finale di stagione, magari sperando anche che qualcuno davanti faccia qualche passo falso però, visto che ci siamo, sogniamo. Tuttavia restiamo con i piedi ben saldi per terra, perché le insidie sono sempre dietro l’angolo.
Tanti ruoli, quale sento più mio? Forse la punta centrale (ride, ndr). Scherzo, non saprei come rispondere. Fino all’anno scorso preferivo i ruoli più dinamici che ti fanno stare all’interno del gioco, nella scorsa stagione però mi sono trovato molto bene e mi sentivo più utile alla squadra facendo il difensore centrale. Probabilmente è anche una questione di maturazione e sono riuscito a trovare un buon equilibrio con me stesso facendo il difensore centrale e mi piace indubbiamente, anche se non mi dispiace correre. Quindi correre forse da terzino e poter partecipare alla fase offensiva, mi piace un pizzico di più.
Centrale davanti alla difesa? Si, è vero. In carriera ho fatto anche quello e devo dire che sono state anche le volte in cui mi sono divertito un po’ di più. E’ un ruolo che posso fare perché mi piace giocare la palla e poi essendo di natura difensore posso essere utile se c’è da dare maggiore copertura in determinati momenti.
Molto preparati tatticamente nell’affrontare gli avversari? A parte alcune partite di inizio stagione giocate con il 4-4-2, dove soffrivamo a centrocampo l’inferiorità numerica, da quando siamo passati a tre abbiamo trovato maggiore equilibrio. Al di là della preparazione della gara da parte dello staff tecnico e del mister, anche tra noi nello spogliatoio c’è molto confronto con i compagni per capire cosa ognuno deve fare per mettersi a disposizione della squadra al meglio. Siamo arrivati a raggiungere la consapevolezza, perché abbiamo capito che in qualsiasi modo scendiamo in campo se la mentalità e la predisposizione con cui si va in campo, sono quelle giuste alla fine le giocate vengono perché la squadra ha valori. Siamo un grande gruppo e stiamo lavorando anche per diventare anche una grande squadra.
Ricordi dell’esperienza a Cittadella? Ho un ricordo abbastanza positivo. Ho trascorso lì due anni: uno terminato con la retrocessione, uno in cui siamo stati promossi in serie B. Mi aspettavo di rimanere invece purtroppo le strade si sono divise e sono dovuto ripartire dalla C. Vorrà dire che mi toccherà “vendicarmi” con un gol dell’ex (ride, nrd).
Il Covid e poi subito in campo? Ha cambiato il mio approccio alle partite. Sono sempre stato uno che anche se non è al cento per cento, scende in campo lo stesso ma non mi era mai capitato di scendere in campo dopo 21 giorni senza quasi allenarmi. Anche se fortunatamente avendo un po’ di giardino in casa, qualcosa sono riuscito a fare. Ora penso che se sono riuscito a farmi trovare pronto in quelle condizioni allora sicuramente, anche se la condizione fisica è importante, quando la testa sta bene puoi sempre arrivare ad obiettivi importanti anche se non sei al meglio.
La sosta? Credo ci faccia bene riposare un attimo perché questa è una stagione abbastanza stressante dal punto di vista mentale. Abbiamo intervallato lunghi periodi di sosta a periodi con partite ogni tre giorni, al periodo di Covid e poi di nuovo gare ogni tre giorni ed il tutto è stato abbastanza stressante. Ricaricare un po’ le pile credo ci aiuterà ad approcciare al meglio la parte finale di campionato.
La forza del Cittadella nel fare sempre campionati importanti? Nella gara di andata, c’è stato un passivo troppo pesante nel secondo tempo. Ma la forza di questa società è quella di essere una realtà unica, simile a una famiglia. Ci sono meno tifosi rispetto ad altre piazze ma c’è molto entusiasmo, senza che ci siano grosse pressioni. Poi fa la sua parte anche l’allenatore che ho avuto modo di conoscere nel secondo anno in cui ho giocato a Cittadella. Si vede la mano di Venturato e quanto sia importante, nonostante quasi tutti gli anni cambino molti giocatori lui riesce sempre a farsi seguire nel migliore dei modi, perché i risultati parlano per lui e ha grandissimo merito, supportato ovviamente dal direttore sportivo Marchetti.
Valentini arrivato da Padova come me? Credo che per Valentini il problema siano state le scelte tecniche che magari lo hanno penalizzato. Però qui ha trovato un grande gruppo che lo ha accolto al meglio, le qualità le ha perché le ha dimostrate negli anni e credo che il segreto probabilmente sia stato quello per entrambi: aver trovato un gruppo dove poter rendere al meglio”.